Luoghi comuni: la stazione

Le immagini di Michele D’Ottavio e Ornella Orlandini raccontano i posti dove gli italiani si incontrano, si confrontano, si scontrano. Un percorso che parte, naturalmente, da una stazione

Alexei 26 anni, italiano In viaggio verso Varese, per il funerale del padre di un amico

«Sono nato in Russia, poi mia madre ha sposato un italiano e siamo venuti qui. Ho rinunciato alla doppia nazionalità: in Russia avrei dovuto fare due anni di servizio militare. Faccio il musicista. Dell’Italia amo la vita, l’architettura, la solarità, la voglia d’Europa, molto torinese. Dell’Italia odio il potere, il conformismo, la burocrazia, la difesa dello status quo. Vorrei andarmene. Paradossalmente mi piacciono di più gli italiani che vivono all’estero. Il treno lo uso poco, ma ho fatto l’InterRail. Ho visto grandi stazioni: Mosca, Budapest.»

Giovanni 23 anni, italiano In viaggio da Verona a Pinerolo per il primo giorno di caserma

«Per molti Italia vuol dire “interessi”. Ognuno agisce secondo i propri. Non abbiamo capito che se non aiuti il prossimo, nulla può cambiare. Io ho giurato fedeltà sulla bandiera, e la bandiera è la patria. Che vuol dire noi. Eppure per avere una famiglia e mantenerla devi ancora lasciare il paese: io ho fatto il militare perché al sud facevo il termoidraulico e prendevo quindici euro al giorno. La stazione più grande che abbia visto è quella di Bologna. La più piccola, Reggio Calabria.»

Jason 24 anni, italiano In partenza per Lagnasco (CN), dove ha casa

«Sono nato a Carmagnola da madre italiana e padre camerunense. L’Italia è un bel posto, ma trattato male. Il bello è che puoi fare quello che vuoi: c’è libertà d’espressione e la possibilità d’informarsi, anche se molti non lo fanno. Mi piace il sud, l’accoglienza, i monumenti. Non mi piacciono i pregiudizi e il fatto che alla fine prevalgano i furbi. La stazione più piccola in cui sia mai stato è quella di Villastellone.»

Luigi Giacomo 75 anni, italiano In viaggio da Genova a Bardonecchia

«Sono quarant’anni che da Genova vado a Bardonecchia a sciare. Anche, anzi ancor di più, adesso che sono pensionato. Tanti viaggi in treno. Tanti begli incontri con magnifiche signorine. Se mi sento italiano? Mi sento ligure, la nostra Repubblica – quella di Genova – ha seicento anni di storia. Gli italiani presi singolarmente sono stupendi. Collettivamente, un disastro. Io, come tutti i liguri, sono parsimonioso: faccio pochi regali ma di pregio, di quelli che non perdono valore. Cosa succede nel 2011? Non saprei. L’Unità d’Italia? Bene, verrò a Torino a festeggiare.»

Tex 41 anni, italiano Occupato al bar della stazione

«Mia madre è Eritrea, è venuta in Italia quando avevo cinque anni e dopo un po’ l’ho raggiunta. L’Italia è un popolo antico che ha sofferto, ha vissuto la fame e dopo tanta sofferenza è riuscito a diventare uno dei maggiori paesi Europei. Mi piace, l’Italia: mi sento nero fuori e bianco dentro. Ma ho imparato a esser più riservato, dopo diverse delusioni. Una volta un cliente mi ha puntato contro la pistola perché voleva il caffè corretto e aveva lo scontrino solo per quello normale. Gli ho elencato tutti i nostri liquori in un batter d’occhio.»

Fiorenzo 62 anni, italiano Addetto alla pulizia delle carrozze dei treni

«Sa qual è il problema? Che abbiamo fatto i treni veloci ma non ci sono i binari adatti. In Francia funziona perché prima hanno fatto la ferrovia e poi i treni. Così si fa, noi siamo il paese dei paradossi. A lavorar qua, succede di tutto. Vent’anni fa ho trovato un ragazzo morto d’overdose in un bagno. Un’altra volta una rivoltella. L’Italia è un paese dove “Ben te godi”: chiunque ci venga fa quello che vuole e come vuole. Gli italiani sono socievoli, io per me son piuttosto borbottone. Mia moglie, marocchina, mi dice sempre “tu as un charactere de..., ma je t’aime égual”».